Album di famiglia, di Alaíde Ventura Medina è un romanzo dalla prosa impeccabile, emozionante e precisa che ci ricorda cosa siamo: frammenti di memoria, naufraghi alla ricerca di un appiglio di fronte al tempo che sfugge. Traduzione di Sara Papini.

Una giovane donna trova una collezione di vecchie foto messe da parte da suo fratello minore, Julian. Non capisce perché abbia deciso di conservarle: non ritraggono momenti particolarmente gioiosi, anzi, viste tutte insieme paiono essere il preludio di tanti piccoli avvenimenti traumatici, la mappa di un’infanzia piena di soprusi e silenzi. La protagonista le osserva e scava nel passato riportando a galla brandelli di quella storia, in una meticolosa ricostruzione, che è quasi un lavoro di sutura, delle macerie che lei, sua madre e il fratello sono diventati, vittime di un padre violento e instabile. Sono pezzi dispersi e sanguinanti che la narratrice cerca di rimettere insieme in un esercizio che si rivela impossibile, perché l’unico modo di raccontare questa storia smembrata è attraverso i suoi frammenti, i pezzi di un puzzle che compongono l’album di foto della memoria, di un’infanzia segnata dal trauma e dall’orrore.

Album di famiglia ci porta dentro vite deterioriate dall’impossibilità di comunicare e di incontrare l’altro, dove il silenzio stesso può trasformarsi in una forma di violenza. In questo crudo racconto, con grande maestria, Ventura Medina ritrae ed espone la violenza machista all’interno della famiglia, una violenza che spesso è normalizzata, che non finisce con le botte e i maltrattamenti, ma rimane attaccata alla vita come ceppi alle caviglie, con conseguenze durature e spesso fatali. Raccontare di queste ferite è forse il miglior balsamo per ricordarle e forse sanarle: perché siamo i nostri ricordi, un caleidoscopio con più crepe che colori.

Alcune fotografie, una coppia di fratelli e la violenza patriarcale che percorre, sinistra e silenziosa, i muri di una casa e i confini di un paese.
Cristina Rivera Garza

 

Alaíde Ventura Medina (Xalapa, 1985) è un’antropologa, scrittrice e editor messicana. Oltre alla narrativa e ai saggi, ha lavorato a sceneggiature per la TV e a diverse pubblicità. Nel 2018 il suo esordio Como caracol ha vinto il Gran Angular Young Adult Literature Award. Nel 2019 il suo debutto nella narrativa per adulti, Entre los rotos, ha vinto il Premio Mauricio Achar ed è stato pubblicato da Penguin Random House Mexico.