Nam Polydorus ego.
Hic confixum ferrea texit
telorum seges et iaculis
increvit acutis.
Eneide, III, vv. 45-46
Ché Polidoro io sono, e qui confitto
M’ha nembo micidiale e ria semenza
Di ferri e d’aste che dal corpo mio
Umor preso e radici, han fatto selva.
Trafitto dalle frecce, il Polidoro della tradizione virgiliana si è trasformato in mirto, e quei dardi sono diventati fronde.
Il nostro logo è liberamente ispirato a questa metamorfosi classica, un gesto di rinascita e di continuo cambiamento che richiede il racconto di questi nostri tempi.